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Sezioni

Raccolte e opere in deposito

Oltre ai reperti e alle opere esposti nelle sale, il Museo Civico custodisce e conserva nei depositi un ricco patrimonio costituito da intere raccolte e nuclei di materiali. Questi spazi, opportunamente attrezzati, garantiscono condizioni adeguate per i materiali più delicati e sono dotati di ambienti per la ricerca e la consultazione (consulta le modalità di accesso). Buona parte dei materiali non esposti è catalogata, fotografata e descritta negli archivi del Museo.

Le raccolte archeologiche in deposito 

Le raccolte di arte e artigianato in deposito

Le raccolte etnologiche in deposito 

 

Le raccolte archeologiche in deposito

La sezione di archeologia del Museo Civico di Modena comprende due nuclei principali di raccolte, solo in parte presentate nel percorso espositivo: le raccolte storiche, di proprietà civica, che si sono costituite dalla fondazione del Museo fino ai primi anni del Novecento, e i reperti recuperati in seguito a scavi e ricerche dal 1939 ad oggi, di proprietà statale. I depositi sono stati realizzati nel 2010 e sono attrezzati per ospitare reperti provenienti da tutto il territorio provinciale.

Raccolte storiche (1871-1939)
Comprende nuclei sia di provenienza locale che extraprovinciale ed estera, acquisiti principalmente durante le direzioni di Carlo Boni e Arsenio Crespellani grazie a scavi archeologici, donazioni, scambi e acquisti. 

Terramare del Modenese
Il nucleo storico del Museo Civico ebbe origine dagli scavi nelle Terramare del Modenese compiuti da Giovanni Canestrini a partire dal 1863 e fu successivamente incrementato da Boni e da Crespellani. Le raccolte più rappresentative, solo parzialmente esposte in Museo, provengono da Montale, Gorzano, Casinalbo, Redù, Rastellino, S. Lorenzo, Trinità, Castiglione di Marano, S. Anastasio, Pontenuovo, Torre Maina.

Veio
Sono presenti frammenti architettonici e terracotte votive dal tempio di Uni (Giunone Regina) databili al IV-III sec. a.C. che provengono da uno scavo effettuato nel 1889 per volontà di Teresa Cristina Maria di Borbone, imperatrice del Brasile, nelle sue tenute presso Veio. Nel 1894 l'astronomo modenese Pietro Tacchini riuscì a far giungere al Museo di Modena parte dei materiali di scavo, in seguito a uno scambio col Museo Preistorico Etnografico di Roma.

Chiusi
Si tratta di reperti da corredi funerari databili tra VII e II sec. a.C., giunti in Museo per la maggior parte in seguito a una donazione di Carlo Boni. Particolarmente interessanti sono alcune fibule in ferro con decorazione ageminata in lega di rame del VII sec. a.C. e due urnette in terracotta dell'inizio del II sec. a.C.

Monetiere
La collezione di monete e medaglie si è formata tra 1876 e 1880 ed è composta da esemplari di varia provenienza e cronologie diverse, che vanno dalle prime forme monetali dell’età del ferro ad età moderna. La collezione è in corso di schedatura e il catalogo on line è consultabile alla pagina dedicata dell’IBC. 

Marmi antichi
Si tratta di una raccolta eterogenea composta da sculture, fregi e frammenti scolpiti databili tra l’età romana e l’età moderna, che conta un centinaio di pezzi provenienti sia da ambito locale che extra provinciale, entrati in Museo per la maggior parte in seguito a donazioni.

Paleolitico francese
La raccolta, acquistata da Carlo Boni nel 1891, comprende circa 180 manufatti in selce, in gran parte databili al paleolitico inferiore e medio, provenienti dai siti più noti del paleolitico francese: Montières les Amiens, Abbeville, Saint Acheul e Renancourt les Amiens. Lo studio, attualmente in corso, ha l’obiettivo di definire aree di approvvigionamento delle materie prime, metodi di produzione, trend morfologici e funzionali delle industrie litiche. 

Egitto antico
La raccolta, formatasi attraverso acquisti, donazioni e scambi fra il 1875 e il 1906, fu esposta per un breve periodo fra i materiali etnografici, coerentemente con l'approccio museografico ottocentesco, ma appartiene a tutti gli effetti all’ambito disciplinare dell’archeologia. Non più visibile al pubblico da oltre 30 anni, è stata recentemente oggetto di un vasto programma di studio archeologico, indagini diagnostiche e di manutenzione conservativa, congiuntamente a una ricerca sugli aspetti collezionistici che ne hanno determinato la formazione (Mostra “Storie d’Egitto”, 2019-2020); la raccolta è costituita da 81 oggetti, riconducibili agli ambiti della regalità, del rituale funerario e della devozione.

Oltre a queste raccolte sono presenti nei depositi del Museo altri piccoli nuclei extraprovinciali, tra i quali reperti dell’età del bronzo provenienti dal Bolognese e dal Reggiano, e extraregionali, tra cui reperti di età storica da Roma, Pompei e Carrù (CN).

Raccolte recenti (1939-2020)
I nuclei più consistenti provengono soprattutto dagli scavi recenti, condotti dai primi anni '80 del Novecento dalla Soprintendenza, spesso in collaborazione con il Museo Civico, e in alcuni casi direttamente dal Museo in concessione ministeriale.

Raccolta Malavolti
La raccolta, costituita da migliaia di reperti archeologici e naturalistici, solo in parte esposti, venne depositata nel Museo Civico nel 1974, durante la direzione di Benedetto Benedetti, allievo e amico di Fernando Malavolti. La maggior parte dei reperti archeologici è riferibile al neolitico e all’eneolitico, epoche per le quali il contributo dello studioso fu particolarmente significativo.

Scavi e ricerche dell’età del Bronzo
I numerosi reperti conservati nei depositi testimoniano la ripresa dell’interesse scientifico nei confronti delle terramare a partire dagli anni ‘80 del 900. Oltre agli scavi della necropoli di Casinalbo (link alla mostra e pubblicazione) (1994-2015) e della Terramara di Montale (link al parco o alla guida del parco) (1996-2002), si sono aggiunte le indagini della Terramara di Gaggio (2001-2004), di quelle di Tabina di Magreta, Baggiovara – stradello Opera Pia Bianchi e del sito montano di Monte S. Giulia. 

Scavi e ricerche dell’età del ferro e di epoca etrusca
Assieme a reperti della prima età del ferro, tra i quali parte di quelli appartenenti ai sepolcreti dell’area di Savignano, sono conservate importanti testimonianze etrusche di carattere abitativo, come quelle riferibili alla fattoria di Baggiovara - Case Vandelli. Da scavi più recenti provengono nuclei di reperti rinvenuti soprattutto nei territori di Marzaglia e di Formigine.

Scavi e ricerche di età romana
Si conservano reperti della città romana e della sua periferia, come quelli provenienti dallo scavo per la realizzazione del parcheggio interrato nell’area ex Parco Novi Sad (link al parco archeologico Novi Ark), dalle necropoli rinvenute ai margini delle strade principali, come la via Emilia, la via per Mantova-Verona, la via che collegava la pianura all’Appennino attraverso la valle del fiume Panaro, o dal territorio provinciale. 

Scavi e ricerche di età medievale e moderna
I depositi ospitano la documentazione della vita nella città medievale e moderna; tra le scoperte più rilevanti vi sono le strutture dell’antico monastero delle monache di San Paolo, rinvenute in seguito ad interventi di recupero e riqualificazione, o le attestazioni della vita pubblica della città, messe in luce nell’area di Piazza Grande e Piazza Roma. 

Le raccolte di arte e artigianato in deposito

Dipinti
Tra i dipinti antichi figurano opere riferibili ai secoli XIV-XVIII provenienti in prevalenza dalla città, dal territorio e da privati (Duomo, chiese cittadine, Palazzo Comunale, antichi palazzi, Ente Comunale di Assistenza e collezioni private). La pittura dei secoli XIX-XX è testimoniata dalle opere dei maggiori artisti modenesi (tra cui Gaetano Bellei, Giovanni Muzzioli, Casimiro Jodi, Tino Pelloni e Augusto Valli), molti dei quali partecipanti al “Premio Poletti”.

Accedi al catalogo on line 

Sculture
La raccolta comprende sculture riferibili ad un ampio arco cronologico, dal XV al XX secolo provenienti in gran parte dalla città, dal territorio e da privati. Tra le donazioni si ricordano i nuclei di opere di Vittorio Magelli (2003), comprendente anche dipinti, disegni e stampe, e Dante Zamboni (1995). La scultura del XIX e XX secolo è rappresentata da opere di Giuseppe Graziosi, Ivo Soli, Ermenegildo Luppi, Benito Boccolari, Armando Manfredini, Alfredo Gualdi. In deposito si conservano anche le opere di Giuseppe Graziosi non esposte nella Gipsoteca “Giuseppe Graziosi” .

Raccolte del Museo del Risorgimento
Le collezioni costituenti il Museo del Risorgimento, nato nel 1894 e chiuso al pubblico nel 1992, riguardano la partecipazione di Modena alle vicende nazionali del Risorgimento; documentano inoltre l'antecedente epoca napoleonica, con incursioni sulla situazione del Ducato Estense e sulle guerre del XX secolo, in particolare la guerra italo-turca del 1911-12 e la prima guerra mondiale. Del fondo fanno parte 2000 reperti, 1500 volumi, una raccolta documentaria di opuscoli e autografi, più di 2500 fotografie e un consistente numero di divise militari e civili (circa 100 pezzi che comprendono militaria e berretti), tra cui un nucleo di uniformi civili in uso presso la corte estense nella prima metà del XIX secolo. Accedi al catalogo online

Coni, punzoni, sigilli e timbri
Il nucleo di coni e punzoni comprende un centinaio di esemplari tra cui i coni di alcune famose medaglie modenesi del XIX secolo. Diversi anche i punzoni di vario tipo, fra cui alcuni relativi ai francobolli estensi. Nella ricca raccolta di timbri e sigilli si contano più di 350 esemplari, che spaziano dalla fine del XIII alla metà del XIX secolo.

Medaglie
La raccolta, comprendente complessivamente circa 1200 esemplari dal carattere eterogeneo, si è formata attraverso acquisti e donazioni ed è articolata nei seguenti nuclei: medaglie napoleoniche, religiose, profane commemorative di esposizioni, trattati, battaglie, pontefici, opere pubbliche, principi, letterati, scienziati, ecc. Accedi al catalogo online

Matrici per stampe
La raccolta è composta da tre nuclei. Il primo nucleo comprende oltre 500 matrici riferibili alla “stampa naturale” messa a punto dall’artigiano Felice Riccò. Il secondo nucleo conta circa 80 matrici xilografiche pertinenti al settore della stampa popolare. Il terzo nucleo comprende un numero cospicuo di matrici in rame destinate alle incisioni all’acquaforte, tra cui le lastre destinate ad illustrare il volume composto da padre Domenico Gamberti per le esequie di Francesco I d’Este. Si segnalano circa 150 rami databili tra il XVIII e XIX secolo con immagini devozionali, ritratti di ambito estense e di modenesi illustri.

Disegni
La raccolta comprende circa 1500 disegni, in gran parte di epoca moderna e di ambito locale. Ai numerosi disegni di architettura relativi al “Premio Poletti”, istituito nel 1872 per volontà testamentaria dell’architetto Luigi Poletti, si aggiungono i fogli di alcuni dei più significativi artisti e scenografi modenesi operanti tra Ottocento e Novecento (Ferdinando Manzini, Andrea Becchi, Koki Fregni). Tra i disegni antichi opere di Ludovico Lana, Giuseppe Maria Soli e i fogli preparatori per le 45 acqueforti - i cui rami originali sono anch’essi conservati nelle collezioni del Museo - destinate ad illustrare il volume di Domenico Gamberti, L’Idea di un Prencipe et Eroe Christiano in Francesco I d’Este (1659). La raccolta comprende un piccolo ma significativo nucleo di caricature di autori modenesi quali Casimiro Jodi, Alberto Artioli, Mario Molinari ed Enzo Manfredini; in tempi recenti si è arricchita di fumetti e disegni di animazione di vari autori tra cui Paul Campani, Secondo Bignardi, Clod, Bonfa.

Stampe
La raccolta comprende circa 1500 fogli con acqueforti e bulini dei secoli XVII-XIX, oltre ad un nucleo considerevole di litografie. Tra queste figurano soggetti devozionali, ritratti e immagini legate all’illustrazione libraria. Numerosi sono i ritratti di modenesi illustri e le vedute della città, tra cui la serie incisa da Silvester nel 1790. Un gruppo di stampe costituisce una sorta di “iconografia estense”, con ritratti dei duchi e dei loro familiari, raccolti in prevalenza dall’avvocato Luigi Azzolini.

Fotografie
La raccolta conta un migliaio di esemplari dal carattere eterogeneo. Accanto a un nucleo di ritratti, si segnala la raccolta di fotografie promossa da Arsenio Crespellani volta a documentare aspetti architettonici ed artistici del territorio, con particolare riguardo all’età romanica. Una notevole testimonianza della cultura architettonica locale dell’800-’900 è costituita da fotografie riferibili all’attività degli architetti Cesare Costa, Arturo Prati e Giacomo Masi. Di interesse documentario è l’album contenente le riproduzioni degli affreschi dipinti da Giovanni Boulanger nella residenza estense delle Pentetorri, rasa al suolo durante il secondo conflitto mondiale. Risale al 1967 la donazione da parte del fotografo pittorialista Salvatore Andreola di una parte cospicua della sua produzione artistica. Si segnalano inoltre i fondi fotografici degli artisti Giuseppe Graziosi (accedi al catalogo del fondo fotografico Graziosi ) e Eugenio Zampighi depositati presso Fondazione Modena Arti Visive.

Calchi in gesso
L’acquisizione dei calchi donati da Vincenzo Maestri nel 1883 segna l’avvio della formazione della raccolta che comprende oggi più di trecento esemplari e trova uno dei suoi principali motivi di interesse nel cospicuo nucleo di riproduzioni tratte dalla decorazione plastica dei monumenti romanici di Modena e della provincia. I contributi più significativi per l’accrescimento della raccolta provengono anche da Arsenio Crespellani, il secondo direttore del Museo, impegnato nel censimento e nella documentazione delle testimonianze architettoniche locali tra Medioevo e Rinascimento.

Fondo Uber Ferrari
L’archivio del restauratore Uber Ferrari (1925 - 1990) è composto da oltre 6 mila diapositive, circa 300 stampe, una settantina di calchi e matrici per calchi e un nucleo di attrezzi da lavoro.

Abiti e accessori
La collezione tessile, oltre alla raccolta Gandini, comprende un nucleo di abiti storici e accessori di moda di varia provenienza databili tra XVIII e XX secolo. Avviata alla fine del XIX e proseguita con sporadiche donazioni nella prima metà del XX secolo, la collezione si è arricchita notevolmente negli ultimi decenni mediante acquisti e cospicue donazioni. 

Burattini
Il fondo Cesare Maletti, di proprietà delle Province di Modena e Reggio Emilia e dei Comuni di Rubiera, Campogalliano e Modena, comprende 304 burattini, marionette, pupi e teste singole (i pezzi più antichi sono settecenteschi), 115 scenografie, 37 oggetti di scena e 10 libri. Nella raccolta figurano anche materiali appartenuti ad altre famiglie e compagnie di varie regioni d'Italia.

Fondo Rosselli Capitani
Donato da Maria Innocenza Capitani dei conti Rosselli, il fondo conta complessivamente 281 oggetti, databili principalmente tra l’inizio dell’Ottocento e i primi decenni del XX secolo. Al suo interno annovera presepi, apparecchi ottici, giochi, libri per l’infanzia, accessori di abbigliamento femminile, strumenti per lavori di cucito, pizzi e ricami.

Fondo Orlando Iori
Donato da Enza Iori nel 2005, il fondo comprende attrezzi, materiali di lavoro e l’archivio dell’attività del liutaio modenese Orlando Iori proveniente dalla storica bottega di Piazza Pomposa. Il fondo comprende mobilio, attrezzi da lavoro, pezzi di riparazioni e lavorazioni, materiali di ricambio per strumenti musicali. L'archivio è composto  da oltre 2000 lettere che riflettono in generale rapporti di lavoro e di amicizia con molti artisti del panorama musicale italiano.

Farmacia Franzoni
Il fondo comprende le suppellettili provenienti dall’ottocentesca Farmacia Franzoni, attiva a Sassuolo (MO) fino al 1982. Giunto nel 1992 per lascito testamentario di Silvia Vandelli, il fondo costituisce un esempio di arredo di una farmacia antica ed è composto da circa un migliaio di oggetti comprendenti suppellettili in ceramica e vetro, contenitori di sostanze medicinali, strumentazione del laboratorio e documenti.

Fondo Luigi Mainoni
Il fondo comprende opere plastiche, disegni, stampe, medaglie e documenti relativi all’attività dell’artista Luigi Mainoni (1808-1853), acquistati nel 1882 dalla vedova Irene Bassi.

Ventagli
La raccolta comprende una quarantina di esemplari riferibili ai secoli XVIII-XX. I più antichi furono acquisiti nei primi decenni di vita del Museo e vennero originariamente esposti nella prima sala dove figuravano insieme ad una serie di oggetti di artigianato. I più recenti sono arrivati nel 1990, con la donazione della contessa Maria Innocenza Rosselli Capitani. 

Le raccolte etnologiche in deposito

Stele di Dahlak
63 Stele funerarie provenienti dalla necropoli islamica dell’isola di Dahlak Kebir, situata nell’arcipelago omonimo del Mar Rosso, a poca distanza da Massaua. Sono il frutto di più donazioni avvenute tra il 1892 e il 1897 da parte dei modenesi Paolo Parenti e di Vincenzo Ragazzi, a cui si aggiunsero altre 31 epigrafi donate dal Ministero dell’Istruzione. Costituiscono il più importante nucleo di materiale epigrafico proveniente da questo sito assieme a quelle del Museo di Asmara, capitale dell’Eritrea. Le stele, scolpite su blocchi di basalto scuro, sono databili tra il X e XIII secolo d.C. 

Europa
Si tratta di un piccolo nucleo di 68 oggetti di provenienza europea (Russia, Lapponia, Bulgaria e Turchia) donati da cittadini modenesi che viaggiarono in quei luoghi; tra questi spicca il nome di Pietro Tacchini, illustre astronomo che ebbe un ruolo determinante nella formazione di molte raccolte del Museo Civico. Questi oggetti vennero eliminati dall’allestimento già a partire dagli inizi degli anni ‘30 dall’allora direttore Sandonnini.

Collezione Yanomami
Gli Yanomami sono una popolazione che vive al confine tra il Brasile e il Venezuela, nella regione del Catrimani (tra il bacino dell’Orinoco e il Rio delle Amazzoni). La collezione è stata acquisita dal Museo nel 2001: è composta da 176 reperti raccolti da Loretta Emiri nel corso di lunghi soggiorni a scopo umanitario in terra Yanomami fra il 1977 e il 1986. Attualmente sono esposti solo alcuni oggetti, operazione resa possibile riorganizzando gli spazi esistenti all’interno delle vetrine dedicate alle popolazioni indigene del Sudamerica. E’ prevista una rotazione espositiva periodica con il duplice scopo di salvaguardare alcuni manufatti molto delicati e favorire la possibilità di fruizione da parte del pubblico di tutta la raccolta.