Skip to content Skip to navigation

Sezioni

La nostra storia

Il Museo Civico di Modena è nato nel 1871 come museo unitario e dal 1886 ha sede nel Palazzo dei Musei.

Il suo fondatore e primo direttore Carlo Boni creò un museo caratterizzato da un’apparente eterogeneità, risultato, invece, di un disegno organico pensato per “accogliere e conservare tutto quanto potesse interessare l’intera popolazione”. I successivi direttori, Arsenio Crespellani e Luigi Alberto Gandini, ne continuarono l’opera con importanti estensioni del patrimonio.

L’origine ottocentesca è stata valorizzata nell’attuale aspetto espositivo del museo, risalente al 1990, che mantiene sostanzialmente intatti gli arredi del diciannovesimo secolo e recupera una testimonianza museografica di assoluto rilievo nel panorama italiano ed europeo.
La nascita del museo cittadino fu promossa e condivisa da una borghesia illuminata che, negli anni immediatamente successivi all’unità del Paese, volle impedire la dispersione del patrimonio archeologico, storico e artistico locale e che nel museo depositò, tramite lasciti e donazioni, la memoria di sé e della propria epoca.

Sulla scia del dibattito sull’evoluzionismo di quegli anni, il museo accoglie quei reperti delle terramare dell’età del bronzo che aprivano nuovi scenari sulla preistoria e sui più antichi insediamenti umani nel modenese.
Per fornire dati utili alla comprensione della società del passato, accanto alle raccolte archeologiche si affianca una sezione di etnografia che riunisce materiali provenienti da viaggi ed esperienze in terre lontane.

La neonata istituzione civica tenta da subito di proporsi anche come museo industriale, in stretto rapporto con il tessuto produttivo, ostacolato tuttavia nello sviluppo in tale direzione dalla penuria di mezzi e di spazi che ne caratterizzerà costantemente la storia. Grazie al rapporto con il mondo delle grandi esposizioni internazionali e dei nascenti musei europei di arti decorative, definisce comunque ben presto la propria vocazione didattica creando repertori di tecniche, forme e modelli delle più svariate tipologie di materiali.

Nel corso del tempo il patrimonio museale si è arricchito di nuovi reperti archeologici, di raccolte etnologiche e di opere d’arte e d'artigianato grazie a donazioni, depositi, acquisizioni e acquisti. I reperti degli scavi delle terramare e della città romana, la collezione degli Yanomami, i dipinti e gli argenti della collezione Sernicoli, donata al Museo nel 2007, sono le testimonianze tangibili di questa crescita ininterrotta.

Continuare l’opera dei suoi fondatori rappresenta per il Museo un costante impegno, nella consapevolezza che l’identità cittadina si rafforza guardando al passato e conservandone la memoria, ma anche rinnovando costantemente la ricerca scientifica e il rapporto con il pubblico.