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ENIGMA PROIBITO

Segreti ed erotismo nel poema criptato di Pietro Giannone

Museo Civico, Modena
10 febbraio - 25 agosto 2025

La mostra Enigma proibito. Segreti ed erotismo nel poema criptato di Pietro Giannone, promossa da Museo Civico e festivalfilosofia, offre un percorso nel mondo misterioso della crittografia, della scrittura segreta, alla quale appartiene un manoscritto del patriota risorgimentale modenese Pietro Celestino Giannone, rimasto inviolato per un secolo e mezzo e solo recentemente decifrato, rivelando un contenuto fortemente licenzioso.
Curata da Stefano Bulgarelli, Cristina Stefani con la collaborazione di Elena Grazia Fè (Museo Civico Modena), la mostra racconta la figura di Pietro Giannone e l’avventura crittografica che ha portato a decrittare il codice. Video e postazioni multimediali permettono al pubblico di interagire con il codice Giannone, lasciando un personale messaggio cifrato.

  

 

Il codice cifrato

Proviene dalla raccolta del Risorgimento del Museo Civico di Modena e a scriverlo, tra gli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento, fu il poeta e patriota risorgimentale modenese Pietro Celestino Giannone (1791-1872), esule politico in contatto con Giuseppe Mazzini che spese l’esistenza per l’Unità e l’Indipendenza italiana. Una vita errabonda tra Parigi e Londra che aveva alimentato nella cerchia degli amici e dei familiari l’idea che dietro al testo cifrato si celassero notizie storiche con riferimenti alla Carboneria. Nonostante i tentativi di decifrare il contenuto da parte di studiosi ed enigmisti, il manoscritto di Giannone è rimasto inviolato per oltre 140 anni.
Fino al 2014, quando la segretezza del codice è stata svelata dal matematico Paolo Bonavoglia in collaborazione con Consolato Pellegrino in una sfida crittografica appassionante che, dopo aver fatto breccia nel testo grazie ad un errore compiuto dall’autore, hanno recuperato interamente il significato nascosto del testo.
A rivelarsi è stato un poema in ottave dal contenuto sorprendente, ben diverso da quello che Giannone aveva lasciato intendere ad amici e familiari con l’intento di sviare ogni sospetto sul vero significato dei versi che stava scrivendo. Non una storia segreta legata alla Carboneria, ma un poema erotico-libertino, fortemente licenzioso.

 

Il divertissement di Giannone

Un divertissement del poeta ormai anziano che, come chiarisce Gian Mario Anselmi – professore Ordinario di Letteratura italiana dell'Università di Bologna - ci pone di fronte ad un testo che riprende le antichissime procedure della parola “in codice” per dare libero impulso, nell'ambito di un mondo che si faceva sempre più represso, alle fantasie intime più smodate. Un modo per giocare in segreto con le parole trasgressive e oscene mascherate da un codice che restituiva il valore recondito della parola come segreto impenetrabile se non agli “iniziati” laici. Ultimo baluardo di una libertà legata alla cultura illuminista che si iniziava, nonostante il Risorgimento, a percepire in pericolo.

 

 

La crittografia

Fin dall'antichità le persone hanno pensato di creare codici segreti, sistemi di segni capaci di nascondere a occhi indiscreti un importante messaggio e rivelarlo solo ai destinatari. La crittografia ha rivestito un ruolo fondamentale nella storia: dai messaggi spediti da Cesare a Cicerone durante le guerre galliche, alla corrispondenza cifrata di Lucrezia Borgia e Maria Stuarda, dal codice Enigma usato dai nazisti nel secondo conflitto mondiale, ai protocolli di sicurezza dei sistemi informatici di oggi.
La necessità di comunicare informazioni in modo riservato e quindi di cifrare i messaggi si è estesa ben al di là dell'ambito diplomatico-militare.
Oggi chi preleva al bancomat, chi effettua acquisti su internet con la carta di credito, chi fa una telefonata con il cellulare fa uso, spesso senza rendersene conto, di tecniche crittografiche.

 

 

La mostra "vietata ai minori"...

La mostra propone due livelli di fruizione paralleli, destinati agli adulti e ai bambini, e presenta una dimensione interattiva che invita visitatori e visitatrici a mettersi in gioco sperimentando l’uso del linguaggio cifrato dopo averne compreso i segreti.
Accanto all'esposizione del testo e di altri scritti di Giannone provenienti dalla raccolta del Risorgimento del Museo, viene proposta una video-installazione che consente di scoprire in modo coinvolgente il mondo della crittografia e l’appassionante sfida che ha portato a forzare il poema.
Si può accedere ad una speciale Stanza segreta dove il pubblico adulto ha la possibilità di leggere i versi del poema erotico di Pietro Giannone ed è possibile sperimentare direttamente la scrittura crittografica lasciando un personale messaggio da una postazione multimediale.

... e quella "vietata ai maggiori"!

L'esposizione è pensata anche per bambine e bambini, grazie ad un gioco e ad uno speciale apparato didascalico che presenta con un linguaggio inclusivo i contenuti, per coinvolgere pubblici di ogni età. Con la consapevolezza che il tema del poema criptato rende necessario escludere i giovanissimi, lo scopo del gioco è avvicinare comunque bambini/e e ragazzi/e alla storia del Risorgimento e alla crittografia.
Messaggi in codice è il titolo del gioco per i più piccoli, che consente di mettersi alla prova per decifrare un messaggio segreto e di sperimentare la scrittura cifrata utilizzando simboli speciali. 
L’inclusione avviene con una sorta di contrappasso, giocando a ribaltare i rapporti tra adulti e bambini e creando un mondo “vietato agli adulti”, in risposta al divieto ai minori di accedere al testo protagonista della mostra. Con il fine di non escludere, ma anzi di coinvolgere i più giovani, permettendo loro di avere un proprio spazio e di sperimentare un proprio linguaggio esclusivo.

 

Pietro Celestino Giannone

Nato a Camposanto (Modena), il 14 marzo 1791, compie gli studi liceali a Modena e nel 1809 si arruola volontario nei Cacciatori a cavallo dell’esercito del Regno italico. Nel 1814 entrò nella Scuola di equitazione di Lodi, diretta dal fratello di Ugo Foscolo, di cui Giannone fece conoscenza.
Dopo aver maturato idee patriottiche di libertà e indipendenza, nel 1816 aderì alla carboneria, attiva tra il Regno di Napoli e le regioni settentrionali.
Fu arrestato a Modena nel febbraio del 1821 con l’accusa di essere l’autore dell’inno patriottico dei carbonari.

Nel 1822 fu mandato in esilio e si recò in Francia e Inghilterra e da questa esperienza trasse l’ispirazione per la sua opera più nota “L’esule” (1829) in cui racconta le vicende e le passioni di un patriota in esilio che torna in Italia per rivedere l’amata e colpire un traditore. Giannone scrisse vari componimenti anche di carattere teatrale. Nel 1830 partecipò alle giornate parigine e nel 1832 aderì alla Giovine Italia.Nel 1848 fu presidente dell’Associazione Nazionale Italiana, fondata a Parigi da Giuseppe Mazzini e tra i suoi contatti si segnalano Alphonse de Lamartine, esponente del governo provvisorio democratico francese.Rientrato per un breve periodo in Italia, Giannone riprese la via dell’esilio dopo le delusioni seguite alla Prima Guerra d’Indipendenza. Dopo l’Unità d’Italia rientrò in patria e si stabilì a Firenze dove morì il 24 dicembre 1872.

 

Il busto (ritrovato) di Giannone

Esposto nella mostra, è stato realizzato dallo scultore Pasquale Romanelli e proviene dal cimitero delle Porte Sante sul colle di San Miniato di Firenze. Per la prima volta dopo quasi sessant’anni, viene presentato al pubblico il busto-ritratto di Pietro Giannone che costituisce, ad oggi, l’unica parte esistente del monumento funebre a lui dedicato un tempo presente nel cimitero fiorentino. Inaugurato il 23 agosto 1874, in seguito ad una pubblica sottoscrizione, e smantellato nel 1966, a causa di lavori che hanno interessato l’area in cui era collocato, il suo rinvenimento è il risultato delle ricerche condotte sui documenti conservati nella raccolta del Risorgimento del Museo Civico. Il busto è stato individuato tra le opere non identificate conservate nei depositi del cimitero.

 Un catalogo accompagna la mostra, in vendita presso Infopoint - Palazzo dei Musei di Modena.

Cura: Stefano Bulgarelli, Cristina Stefani, in collaborazione con Elena Grazia Fè
Testi: Gian Mario Anselmi, Paolo Bonavoglia, Giorgio Montecchi, Stefano Bulgarelli
Didattica: Elena Grazia Fè in collaborazione con Vittoria Barbieri
Progetto grafico e immagine coordinata: Chiara Neviani, Bologna
Video e animazioni: Intersezione srl
Fotografie: Paolo Terzi e Paolo Pugnaghi (busto di Giannone) e Archivio fotografico, Archivio di Stato di Modena.

 

Orari mostra:
Dal martedì al venerdì 9.00 – 12.00
Sabato, domenica e festivi 10.00 – 19.00
Lunedì non festivo chiuso
Ingresso gratuito