Museo in maschera
Museo in maschera è un'iniziativa che si svolge al Museo Civico in due giornate in occasione del Carnevale: giovedì grasso, 27 febbraio, e sabato 1 marzo.
Le variegate raccolte del Museo, che spaziono dall'archeologia all'etnologia, dall'arte all'artigianato, presentano oggetti e opere davvero curiosi, tra questi ne abbiamo scelti alcuni per suggerirvi qualche idea da cui partire per partecipare al Concorso per maschere ispirate alle collezioni del Museo di sabato 1 marzo.

UN'ARISTOCRATICA MASCHERATA
Il ritratto del marchese Matteo Campori
Con il singolare scorcio dal basso verso l’alto di questo ritratto del marchese l’autore Elpidio Bertoli sottolinea l’importanza del soggetto.
Gli occhi sottili e l’espressione seriosa, quasi scostante, trasmettono a chi osserva un atteggiamento di aristocratico distacco.
l dipinto, appartenuto a Egidio Campori, nipote di Matteo, è stato donato dagli eredi al Museo Civico nel 1998 e dal 2023 è esposto nella sala 13 “Collezionisti si nasce”, che ospita opere provenienti dalla Galleria del Marchese Matteo Campori (1857-1933).
“Si nasce collezionisti come si nasce poeti” sosteneva il marchese, per ricordare che la sua passione collezionistica partiva da una vocazione familiare antica e dall’intento di riedificare, sui pochi ma aurei detriti ereditati, un raccolta per formare un museo “piccolo ma significante”.
Campori era molto fiero dei suoi tesori, li esponeva nella sua galleria invitando gli amici e gli altri nobili della città ad ammirarli in serate con musica dal vivo - la stessa che sentiamo in sottofondo nella sala - e un bel bicchiere di Vermouth in mano.
La maschera ispirata al marchese è consigliata per chi vuole immedesimarsi in una figura che ama la vita aristocratica e vive intensamente l’arte, per chi, come Campori, “crede nell’immaginazione, nel piacere di immergersi nello spettacolo del passato”.
Elpidio Bertoli, (Disvetro di Cavezzo (Modena), 1902/ Modena, 1982), olio su tela, 1925, donazione eredi Campori 1998.
PER LA DONNA DEL MISTERO
La donna con abito rosso
Guardiamo una intrigante figura femminile, longilinea in piedi su sfondo scuro, elegantemente vestita con abito e cappello rosso, e ci ritroviamo di colpo nella Parigi dei primi anni del Novecento. Il dipinto può essere considerato tra i brani più intensi e sofisticati eseguiti durante la prima permanenza parigina dell'artista Ubaldo Oppi che nella sua avventura francese frequentava artisti molto noti. L’allungamento delle forme suggerisce un contatto con Modigliani, mentre il volto, così caratterizzato dal taglio a mandorla degli occhi, evoca la figura di Fernande Olivier, con cui Oppi ebbe probabilmente una relazione. Compagna e musa di Picasso negli anni della sua consacrazione artistica, Amélie Lang/Fernande era arrivata a Parigi dopo aver lasciato il marito, cambiando nome per non essere rintracciata. Fu modella per diversi grandi pittori del circolo di amici di Apollinaire e scrittrice. Dopo la fine della relazione con Picasso, Olivier fece lavori saltuari per mantenersi, fino alla fortuna commerciale del suo libro Picasso e i suoi amici, pubblicato nonostante l’opposizione dell’ormai affermatissimo artista.
Questo dipinto offre uno spunto, mettersi in gioco per immergersi nella vita bohémiennne della cerchia degli artisti parigini dell’epoca, immaginarsi musa misteriosa e affascinante, libera e intraprendente.
Ubaldo Oppi (1889/ 1946), olio su cartone, 1913, donazione Carlo Sernicoli, 2007.

EGIZI EVERGREEN
Ushabti
Gli ushabti sono le piccole statue che costituivano un elemento integrante ed indispensabile del corredo funebre egiziano. Rappresentavano l'eterno spirito del defunto, chiamato Aj, ma potevano anche essere immagini di servitori o portatori di offerte. Durante la cerimonia funebre i sacerdoti, con particolari riti magici, davano vita alla statuetta che avrebbe accompagnato il defunto nell'oltretomba. Gli ushabti potevano essere di numero variabile, da pochi a centinaia, spesso erano deposti in apposite cassette decorate con immagini tratte dalla vita quotidiana del defunto.
Questa statuetta, così come gli altri oggetti della collezione egizia del Museo Civico, offrono una vasta gamma di opportunità: trasformarsi in un antico e saggio scriba, in mummia reale o in una delle numerose divinità! Come Horus, figlio di Iside, incaricato di mantenere in equilibrio la natura, proteggendo la bellezza, l’arte e la caccia rappresentato con la testa di falco; oppure Iside moglie e sorella di Osiride, dea della fertilità. In quanto madre di Horus, infatti, Iside protegge e favorisce la maternità ed è spesso raffigurata come una donna con una corona formata da corna serranti un globo solare.
Statua in faïence verde-azzurra, mummiforme e anepigrafe, Egitto antico, Epoca tarda, 664 a.C. - 332 a.C.
UNA FACCIA DI... BRONZO
Applique di balteo in bronzo
Parte di un balteo in bronzo (cintura di cuoio pendente dalla spalla destra verso il fianco sinistro, alla quale i soldati romani appendevano la spada) raffigurante un soldato. Il soldato indossa una corazza anatomica di cuoio sopra la tunica senza maniche lunga fino al ginocchio, la corazza protegge il busto sino alle spalle e termina in una serie di frange sempre in cuoio su cosce e braccia. Indossa un elmo con cimiero disposto trasversalmente rispetto al capo (crista transvera). Questi elementi ci ricordano i valorosi centurioni, comandanti dell’esercito romano: erano loro i primi ad attaccare e ad affrontare la morte quando il nemico incalzava. Il potere militare di Roma si fondava su questi soldati, che godevano della stima di generali e imperatori.
Rievocatori storici cercasi!
Età romana, I sec. d.C., Necropoli della Fossalta.

L'ORIENTE IN MASCHERA
Armatura di samurai
Nell’antico Giappone il samurai, signore della terra e capo dei guerrieri, in periodo di guerra indossava una pesante armatura che era però molto flessibile e permetteva la massima libertà di movimento. La corazza (do) era formata da lamine di ferro laccato e fissate le une alle altre da cordicelle di seta o lacci di cuoio. I particolari colori usati per le cordicelle permettevano l’immediata identificazione del clan del samurai. Dalla vita partiva un gonnellino corazzato (kusazuri) al di sotto del quale, sopra i calzoni, veniva indossato lo haidate, una specie di grembiule rinforzato da piccole piastre e maglie di ferro. Ginocchiere, gambali e stivali (mancanti nell’esemplare del Museo) completavano l’armatura. Sulla testa il samurai portava un elmo laccato munito di grande para-nuca. L’armamento del samurai comprendeva arco, frecce, lance, spade e pugnale. Nel periodo Edo (1600-1867) era generalmente munito di due spade , la più lunga (katana) si portava infilata nella cintura con il tagliente rivolto verso l’alto, misurava 2 shaku, cioè circa 60 centimetri, era ad un solo filo e leggermente curva.
Lo spunto per un costume orientale, eventualmente al femminile, è lanciato!
Armatura di samurai, tipo “do maru”, Giappone, XVIII - XIX secolo.
