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La Tortorella

Perché si mesta, o Tortora,
Sollevi il tuo lamento,
Che a me conduce il vento
Eco del tuo dolor?
Ah! tu deplori, o misera,
Del tuo Compagno il fato:
Stretto di laccio ingrato
Ei fu dal cacciator.

Quanto dolor ti laceri
Dal gemer tuo conosco;
T'è grave il patrio bosco
Grave il sereno dì.
E duol maggiore al tenero
Tuo cor costante e fido
Reca il veder quel nido
Ove da te partì.

O Tortorella candida,
Se orecchio a me tu presti,
Dove con lui vivesti
Non dèi tornar mai più.
Del tempo al corso celere
Termine avranno i lai,
Se più non rivedrai
I luoghi ov'ei già fu.

Ma tu raddoppj i gemiti,
O Tortora fedele,
E il tuo martir crudele
T'è dolce alimentar.
Deh possa tra le femmine,
Chi più beltà possede
Con la tua stessa fede
Apprender ad amar.

Te dal mattino garrulo
Alla tacente sera,
Te dalla notte nera
Al garrulo mattin;
Te sempre in mezzo agli alberi
Delia natia foresta
Gemer soave e mesta
Ascolta il pellegrin. 

T'odono e teco piangono
Ben mille cuori amanti,
E t' ode, eppur fra tanti
Non piange il cacciator.
T'ode il tuo fido, e flebile
Risponde al tuo lamento
Che a lui conduce il vento
Eco del tuo dolor.